12|04 Verranno dall’oriente e dall’occidente
12|04 Verranno dall’oriente e dall’occidente
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo  (Mt 8,5-11) - In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «Va’! », ed egli va; e a un altro: «Vieni! », ed egli viene; e al mio servo: «Fa’ questo! », ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Questo centurione che lascia la casa per recarsi da Gesù e invocare la guarigione potremmo dire che è un uomo dell’Avvento. Non si rassegna alla malattia del suo servo. Non era un ebreo credente, e per di più era un occupante militare. Ragioni più che sufficienti per non rivolgersi a un maestro ebreo e chiedergli un aiuto. Ma la forte preoccupazione per quel servo malato lo spinge a uscire e a recarsi da Gesù. Ha saputo che Gesù è un uomo buono. E che basta mettere un po’ del proprio cuore in quelle mani che sarebbe stato esaudito. Gesù legge quella preoccupazione e si commuove anche lui. E va oltre la richiesta del centurione: andrà a casa sua per guarire il servo. Quel centurione capisce di trovarsi davanti a un uomo straordinario e comprende la sua povertà e la sua pochezza. Insiste che non è degno che Gesù si rechi da lui. Forse sapeva che per gli ebrei recarsi nelle case dei pagani poteva costituire religiosamente una contaminazione e non voleva mettere Gesù in difficoltà. Non dubita però della bontà del Signore ed eccolo pronunciare quelle splendide parole che la liturgia continua a porre sulle nostre labbra: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito». Gesù ne elogia la fede straordinaria. È un pagano, eppure ha una fede grande. La fede, infatti, non è appartenenza a un gruppo ma adesione del cuore a Gesù. La fede è credere che le parole di Gesù cambiano la vita e i cuori. Il servo malato fu guarito «in quell’istante», nota l’evangelista come a mostrare gli effetti immediati della forza della parola di Gesù. A leggere bene questa pagina evangelica vediamo che è guarito anche il centurione: nell’incontro con Gesù ha scoperto di essere indegno, ma si è affidato a Gesù e al suo amore.