12|17 La testimonianza di Giovanni il Battista
12|17 La testimonianza di Giovanni il Battista
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 1,6-8.19-28) - Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

«Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti… Il Signore è vicino!». Queste parole dell’apostolo Paolo ai filippesi caratterizzano questa terza domenica di Avvento. È l’invito a rallegrarci. Il Signore è vicino. Non siamo soli, abbandonati. Mai, in verità, il Signore ha abbandonato il suo popolo. Ce lo ricorda il profeta Isaia inviato a consolare il popolo di Israele in un momento difficile. Il profeta fu mandato per «portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Questa profezia illumina ancor più il tempo di questo Avvento e di questo Natale. Il Signore ci invita a moltiplicare la profezia, a renderla ancor più luminosa a motivo della «nebbia fitta che avvolge le nazioni». La figura del Battista che ci viene riproposta in questa domenica sta a dire l’insistenza per accrescere la profezia nei nostri giorni. «Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni» (Gv 1,6). Il Battista ci raccoglie per svegliarci dal torpore dell’abitudine. Ci fa sollevare lo sguardo sulle folle dei poveri, in questo nostro tempo cresciuti a dismisura, perché siamo «testimoni per dare testimonianza alla luce», al Signore Gesù che viene. Indicare il Messia, il Salvatore, è la ragione del Battista, è la ragione della Chiesa, della comunità, di ogni discepolo. Come il Battista siamo stati salvati per poter comunicare il Vangelo al mondo. Giovanni ne è consapevole: sa che la sua missione è comunicare il Vangelo, non sé stesso. È venuto nel mondo per indicare colui che stava per venire al quale lui non era degno neppure di sciogliere i lacci dei sandali. Una umiltà, esemplare per tutti, anche per noi. Ma questa umiltà non lo fa tirare indietro, né lo spinge a nascondersi. E dice di sé: io sono «voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore». La fede viene dall’ascolto. La comunità dei credenti, la Chiesa, vive dell’ascolto. Ma assieme vi è anche la responsabilità della predicazione, ossia di essere «voce». Più volte in questo tempo di Avvento ci è stata ricordata l’urgenza di essere «voce», di comunicare la gioia del Natale, di non lasciar cadere nessuna parola per parlare del bambino di Betlemme. Oggi c’è bisogno di una rinnovata attenzione al Vangelo: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». L’abitudine a concentrarsi su noi stessi, a preoccuparsi solo di noi stessi, annebbia la vista e impedisce a noi e agli altri di vedere e gioire del Natale che viene. Gregorio Magno, commentando questa pagina evangelica, ammoniva i romani del suo tempo: «Guardatevi dal rifiutare al prossimo l’elemosina della parola». E continuava: «In questo modo, ossia se non trascurate di annunciare la sua venuta ai poveri per quanto siete capaci farlo, meriterete di essere annoverati da lui, come Giovanni Battista, nel numero degli angeli».