10|27 La guarigione del cieco Bartimeo
10|27 La guarigione del cieco Bartimeo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mc 10,46-52) - In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

La preghiera fatta con fede apre sempre il cuore a un modo diverso di vivere. Lo aveva capito Bartimeo che mendicava alla porta di Gerico. Come tutti i ciechi, anche lui è rivestito di debolezza. Nei Vangeli sono l’immagine della povertà e della dipendenza totale dagli altri. Bartimeo, come Lazzaro, come tanti altri poveri, vicini e lontani da noi, giace alle porte della vita in attesa di qualche conforto. Eppure, questo cieco diviene esempio per ognuno di noi, esempio del credente che chiede e che prega. Attorno a lui tutto è buio. Non vede chi passa, non riconosce chi gli sta vicino, non distingue né i volti né gli atteggiamenti. Quel giorno però accadde qualcosa di diverso. Sentì il rumore della folla che si avvicinava e, nel buio della sua vita e delle sue percezioni, intuì una presenza. Aveva «sentito che era Gesù», nota l’evangelista. Alla notizia di quel passaggio cominciò a gridare: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». È la preghiera dei poveri che dobbiamo tutti apprendere e fare nostra. E gridare è l’unico modo che ha per superare il buio e la distanza che peraltro non riesce a misurare. Come nell’antico Israele il grido del popolo in preghiera fece crollare le porte della città di Gerico (cfr. Gs 6,16-27), così Bartimeo superò le mura di indifferenza di quella città. Quel grido però non piacque alla folla, tanto che tutti cercavano di farlo tacere. Era un urlo sconveniente, rischiava di disturbare anche quel felice incontro tra Gesù e la folla della città. In tutta la sua presunta ragionevolezza quella logica era spietata. Ma la presenza di Gesù fece superare a quell’uomo ogni timore. Bartimeo sentì che la sua vita poteva cambiare totalmente da quell’incontro e con voce ancora più forte gridò: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». È la preghiera dei piccoli, dei poveri che giorno e notte, senza sosta perché continuo è il loro bisogno, si rivolgono al Signore. Bartimeo, appena sentì che Gesù voleva vederlo, gettò via il mantello e corse verso di lui. L’ascolto della Parola di Dio non conduce verso il vuoto, non porta verso un punto d’approdo psicologico teso a tranquillizzare più che a cambiare. L’ascolto conduce all’incontro personale con il Signore e al cambiamento di vita che ne deriva. È Gesù che inizia a parlare mostrando un interesse per lui e per la sua condizione. E gli chiede: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Bartimeo, così come prima aveva pregato con semplicità, gli dice: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». Bartimeo ha riconosciuto la luce pur senza vederla. Per questo ha riavuto subito la vista. «Va’, la tua fede ti ha salvato», gli dice Gesù.