Non vivere per se stessi
Non vivere per se stessi
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
00:00

Lettura Rm 14,7-12 | Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi. Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, perché sta scritto: "Io vivo, dice il Signore: ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio". Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Romani 14,7-12 | Questa pagina della Lettera è incentrata sull’attenzione da avere verso i “deboli” della comunità, ossia verso coloro la cui fede non è ancora salda e si fanno scrupoli religiosi sui cibi da mangiare. Certo, vi erano – a Roma come a Corinto – i “forti”, ossia coloro che si ritenevano liberi da ogni legame della tradizione e i “deboli”, quelli che ancora vivevano secondo norme legate all’ambiente giudeo-cristiano. La disputa si concentrava soprattutto sulla questione della purità o meno del cibo. In verità, la gravità della situazione consisteva nelle forti accuse reciproche che i due gruppi si rivolgevano l’uno contro l’altro. Paolo ha parole severe per coloro che giudicano e disprezzano gli altri. Costoro, infatti, indeboliscono la comunità, non amando ciò che edifica, dissipando così l’energia della comunione. L’apostolo richiama i cristiani al primato della fraternità e della comunione: i discepoli sono chiamati anzitutto a vivere per il Signore e per il suo Vangelo e non per se stessi o per le proprie idee. Il Vangelo e solo il Vangelo è la fonte e la ragione stessa della comunione tra i credenti. Non è l’osservanza che unisce, non è la “forza” del proprio orgoglio e neppure la “debolezza” di una vita rinunciataria che salvano la comunione nella comunità cristiana. Ciò che salva è sempre e solo l’amore di Dio accolto e praticato. È pertanto dovere prioritario custodire e difendere l’amore fraterno che riceviamo dall’alto. E per questo è il bene più prezioso da preservare. Da questo infatti – dice Gesù – riconosceranno che siamo suoi discepoli.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 26 (27)

R. Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R.

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. R.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.


Vangelo Lc 15,1-10 | Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". Ed egli disse loro questa parabola: "Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte.