Lettura Bar 1,15-22 | Direte dunque: Al Signore, nostro Dio, la giustizia; a noi il disonore sul volto, come oggi avviene per l'uomo di Giuda e per gli abitanti di Gerusalemme, per i nostri re e per i nostri capi, per i nostri sacerdoti e i nostri profeti e per i nostri padri, perché abbiamo peccato contro il Signore, gli abbiamo disobbedito, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, che diceva di camminare secondo i decreti che il Signore ci aveva messo dinanzi. Dal giorno in cui il Signore fece uscire i nostri padri dall'Egitto fino ad oggi noi ci siamo ribellati al Signore, nostro Dio, e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce. Così, come accade anche oggi, ci sono venuti addosso tanti mali, insieme con la maledizione che il Signore aveva minacciato per mezzo di Mosè, suo servo, quando fece uscire i nostri padri dall'Egitto per concederci una terra in cui scorrono latte e miele. Non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, secondo tutte le parole dei profeti che egli ci ha mandato, ma ciascuno di noi ha seguito le perverse inclinazioni del suo cuore, ha servito dèi stranieri e ha fatto ciò che è male agli occhi del Signore, nostro Dio.
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Baruc 1,15-22 | L’autore di questo piccolo libro che viene attribuito a Baruc, compagno e segretario di Geremia, apparteneva probabilmente a un gruppo di uomini spirituali devoti della Legge, i basidi. Essi non cessavano di sperare in un intervento salvifico diretto di Dio nella storia. La preghiera fiduciosa era la loro arma preferita. Sentivano con profondità il loro rapporto con l’intero popolo d’Israele e consideravano la triste situazione che il popolo viveva come una conseguenza dei peccati delle generazioni precedenti. Essi sanno di essere una minoranza, ma sono consapevoli di rappresentare davanti a Dio l’intero popolo. Non si sentono una élite lontana e distaccata. Per questo compiono una sorta di esame di coscienza facendo memoria delle grandi opere che Dio ha compiuto in favore del popolo di Israele. Il profeta sembra voler fare un esame di coscienza collettivo ricordando anche le colpe del popolo che ha disobbedito ai comandi del Signore. La situazione di tristezza nella quale il popolo si ritrova è la conseguenza della disobbedienza a Dio e alla sua Legge: «Dal giorno in cui il Signore fece uscire i no-stri padri dall’Egitto fino a oggi noi ci siamo ribellati al Signore, nostro Dio, e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce». Il profeta mostra con chiarezza dov’è la radice dei mali che colpiscono Israele. E le sue parole ovviamente sono tese a rendere consapevole il popolo del peccato commesso perché si converta nuovamente al Signore.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 78 (79)
R. Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.
O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto Gerusalemme in macerie.
Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici. R.
Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme
e nessuno seppelliva.
Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini,
lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno.
Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia? R.
Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!
Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome. R.
Vangelo Lc 10,13-16 | Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato.