Lettura Rm 8,12-17 | Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!". Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Romani 8,12-17 | La condizione dell’uomo è spesso stretta tra l’orgoglio e la paura: è forte il desiderio di affermarsi, e ugualmente forte è la paura di non riuscire a dominare chi sta attorno. La vita che ne consegue non è bella né per sé né per gli altri. L’orgoglio e la paura incatenano gli uomini nella solitudine e spingono verso la creazione di una società composta di persone abbandonate, orfane di punti di riferimento e quindi più facilmente preda della violenza e del sopruso. Ogni ripiegamento su di sé infatti rafforza la paura dell’altro e quindi anche l’opposizione come difesa. Il Signore è venuto in nostro aiuto donandoci il suo spirito di libertà perché divenendo suoi figli non ricadessimo schiavi della paura. Nessuno dei discepoli di Gesù, infatti, può più dirsi orfano e abbandonato. Al contrario, egli viene sottratto radicalmente alla solitudine per essere accolto nella famiglia di Dio, in una casa dove è conosciuto, amato, aiutato, accompagnato, corretto. La salvezza, infatti, consiste nell’essere sottratti al potere del male e della solitudine e nel divenire partecipi del popolo del Signore. In uno dei testi fondamentali del Vaticano II, la Costituzione sulla Chiesa, si legge che Dio non ha voluto salvare gli uomini individualmente, ma costituendoli in un popolo, in una “famiglia” ove ciascuno può rivolgersi al Padre con fiducia totale come quella di un bambino e può chiamare il Signore «abbà», «papà». È la sostanza della nostra salvezza. La condizione di figli perciò non terminerà mai; è anzi la fonte della nostra gioia.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 67 (68)
R. Il nostro Dio è un Dio che salva.
Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia. R.
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte. R.
Vangelo Lc 13,10-17 | Stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C'era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei liberata dalla tua malattia". Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato". Il Signore gli replicò: "Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?". Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.