Vivere a vantaggio dei fratelli
Vivere a vantaggio dei fratelli
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Rm 9,1-5 | Dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Romani 9,1-5 | L’apostolo, dopo aver parlato della manifestazione della giustizia di Dio che giustifica il credente e lo rende capace di vivere secondo lo Spirito, volge ora la sua attenzione al popolo di Israele e al mistero della sua storia. Egli si sente profondamente legato alla vicenda del popolo che Dio si è scelto fin da Abramo. E si chiede con profonda angoscia che ne è di questo popolo se la salvezza dipende da Gesù Cristo e non più dalla legge. È ovvia l’amarezza che l’apostolo sente perché i suoi antichi fratelli nella carne non arrivano a godere della nuova al-leanza stabilita da Gesù: «Ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, a loro appartengono i patriarchi». Anzi – aggiunge Paolo – «da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli». Il popolo della prima alleanza si è lasciato sorprendere – afferma – dalla presunzione di possedere il favore di Dio per mezzo della Legge. Tuttavia – e qui l’apostolo tocca il mistero della fedeltà di Dio – «la Parola di Dio non è venuta meno». L’apostolo si pone il problema di chi sia il vero Israele. E afferma che non tutti i discendenti di Israele sono tali. Per essere figli di Dio non basta la discendenza della carne e del sangue, ma l’adesione del cuore al Vangelo di Cristo. Solo la fede, ossia l’adesione libera e totale del nostro cuore a Dio, ci libera dalla schiavitù della carne, per renderci partecipi della salvezza. Ecco perché anche i discepoli di Gesù debbono guardarsi da un’appartenenza alla comunità dei credenti esteriore, individualistica e rituale. Solo la fede segnata dall’amore salva.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 147

R. Celebra il Signore, Gerusalemme.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perchè ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun'altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.


Vangelo Lc 14,1-6 | Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no guarire di sabato?". Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: "Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?". E non potevano rispondere nulla a queste parole.