Lettura Es 12,37-42 | Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini adulti, senza contare i bambini. Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e greggi e armenti in mandrie molto grandi. Fecero cuocere la pasta che avevano portato dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: infatti erano stati scacciati dall'Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio. La permanenza degli Israeliti in Egitto fu di quattrocentotrent'anni. Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dalla terra d'Egitto. Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra d'Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione.
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Esodo 12,37-42 | Il popolo si mette in cammino. Non c’è Pasqua senza un movimento di uscita. Non c’è una vita nuova e una terra futura senza affrontare il cammino, a volte impervio, difficile, che mette alla prova, ma che conduce fino alla terra promessa. Anche Gesù manderà i suoi discepoli fino agli estremi confini della terra, perché i cristiani portino a tutti i popoli il Vangelo dell’amore. E c’è fretta di farlo. Soprattutto in questo tempo in cui la globalizzazione ha avvicinato i popoli attraverso il mercato ma non attraverso la fraternità. Non possiamo rimandare l’annuncio della “Buona notizia” che salva. Dio mette fretta, perché sa che la complicità con il male non è innocua. Dio ha fretta che il suo popolo ascolti il grido di tutti i popoli della terra, soprattutto di quell’immenso popolo di poveri e di scartati che traversa l’intero pianeta. Gli uomini pensano spesso, invece, che la sofferenza dei poveri e dei prigionieri possa sempre aspettare! Questa pagina mostra con estrema chiarezza che non ci si salva da soli. Purtroppo anche nel cristianesimo è entrato quel virus dell’individualismo che disgrega il senso di essere parte di un unico popolo. Anche la libertà è spesso ridotta alla cura del proprio recinto. In questo modo diventiamo schiavi di quel faraone che è nascosto nel cuore di ognuno di noi. Occorre vegliare, pregare, ascoltare la Parola di Dio. E farlo anche assieme. La creazione tutta attende la “pasqua”, il passaggio dalla morte alla vita. Lasciamoci condurre dalla Parola di Dio e mettiamoci in cammino alla sua luce. Essa indica il cammino da percorrere.
Salmo Responsoriale
Vangelo Mt 12,14-21 | Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: "Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni."