Lettura Gal 2,19-20 | In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Esodo 16,1-5.9-15 | Siamo immediatamente dopo il racconto dell’uscita dall’Egitto, della grande opera di liberazione e operata da Dio per il suo popolo. Si inizia descrivendo una situazione di disagio. Di fronte a queste situazioni e problemi Israele “mormora”. L’uso di questo verbo è significativo. Si trova nell’Antico Testamento quasi solo in riferimento alla reazione di Israele nel cammino verso la terra. Il verbo indica una lamentela con pretesa di qualcosa. L’atteggiamento di Israele non sembra sia considerato negativamente in se stesso, ma in quanto manifesta un giudizio di valore sul cammino fatto: Israele considera l’esodo non come un cammino verso la vita, ma verso la morte («ci avete fatti uscire per farci morire»). Egli perde di vista il luogo verso cui sta andando; il deserto da luogo di passaggio è giudicato il luogo dove si arriva e si muore. Nasce allora la nostalgia dell’Egitto: si vuole tornare indietro, si preferisce la schiavitù dell’Egitto alla fatica del cammino. La preoccupazione per il cibo e l’acqua, la paura, la stanchezza, fanno dimenticare a Israele tutto ciò che Dio ha compiuto per lui. Nel deserto Israele non sa fare “memoria”, si sente solo con se stesso, schiavo più di prima. Ciò che riesce a ricordare è solo la sua schiavitù. La nostalgia elimina la “memoria” dell’opera di amore di Dio. Ben diversa la nostalgia dalla “memoria”, che nel ricordare il passato aiuta a vivere nel presente verso il futuro. Nel suo giudizio di valore Israele stravolge il senso della salvezza operata da Dio, interpretandola come cammino di morte. Quante volte il nostro lamento e la nostra nostalgia sono frutto di una fede piccola e smemorata? Quante volte vanifichiamo l’amore di Dio per noi a causa della fatica, della stanchezza, della delusione, delle preoccupazioni, della solitudine? Ma il Signore non si lascia ingabbiare dalle recriminazioni di Israele ed è sempre pronto a intervenire perché non sia disfatto ciò che è stato costruito.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 33(34)
R. Benedirò il Signore in ogni tempo.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. R.
Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene. R.
Vangelo Gv 15,1-8 | "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli."