Paolo affida gli anziani di Efeso alla Parola di Dio
Paolo affida gli anziani di Efeso alla Parola di Dio
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura At 20,28-38 | "Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.

E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l'eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: 'Si è più beati nel dare che nel ricevere!'"

Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Atti 20,28-38 | La Parola, ancor prima di essere affidata a noi perché la comunichiamo, ci custodisce, ci protegge, ci benedice. I discepoli di Gesù potranno portare la Parola agli altri solo se prima sono essi stessi sostenuti dalla Parola. Senza il Vangelo la Chiesa è nulla e noi, come dice Gesù: «Senza il Vangelo non potete far nulla» (Gv 15,5). Paolo ricorda poi il suo rapporto personale con i poveri: li aiutava con il lavoro delle sue mani. Egli non solo non ha desiderato per sé ricchezza alcuna, ma si è sostenuto con il lavoro delle sue stesse mani. Ma riafferma che è un dovere primario del cristiano “sostenere” i “deboli”. È la prima volta che nel Nuovo Testamento si usa il termine “debole” (asténos, ossia senza forza, senza vigore) per indicare genericamente i poveri. Il verbo “sostenere” significa “prendersi cura”, sentirsi personalmente responsabili verso i più deboli. E qui Luca riporta uno splendido “detto” di Gesù con cui Paolo riassume la vita del credente: «Si è più beati nel dare che nel ricevere». Con il termine greco makàrion (beato) Paolo lega questo detto alle Beatitudini evangeliche. La traduzione letterale dice così: “Beato chi dà, non chi riceve”. Possiamo così collegare questa frase all’altra frase evangelica: «Date e vi sarà dato» (Lc 6,38). La Didaché, un antico testo delle origini cristiane, raccoglie questo insegnamento quando scrive: «Dà a chiunque ti chieda, e non pretendere la restituzione. Infatti, il Padre vuole che i suoi doni vengano dati a tutti. Beato chi dà, secondo il precetto, perché costui è incensurabile».


Dal Sal 67(68)

R. Regni della terra, cantate a Dio.
Oppure:
R. Sia benedetto Dio che dà forza e vigore al suo popolo.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Mostra, o Dio, la tua forza,
conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi!
Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
i re ti porteranno doni. R.

Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore,
a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni.
Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente!
Riconoscete a Dio la sua potenza. R.

La sua maestà sopra Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
Terribile tu sei, o Dio, nel tuo santuario.
È lui, il Dio d'Israele, che dà forza e vigore al suo popolo.
Sia benedetto Dio! R.


Vangelo Gv 17,11b-19 | "Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura.

Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità.

Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità."