La testimonianza di Pietro e di Giovanni davanti al sinedrio
La testimonianza di Pietro e di Giovanni davanti al sinedrio
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura At 4,13-21 | Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: "Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome". Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato". Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Atti 4,13-21 | Questa pagina degli Atti continua la narrazione dell’interrogatorio di Pietro e Giovanni davanti agli anziani e agli scribi dopo la guarigione dello storpio. Costoro restarono stupiti dalla «franchezza» con cui quei due discepoli di Gesù rispondevano alle loro domande. Lo stupore nasceva anche dal vedere come quei due, pur essendo «persone semplici e senza istruzione», tenevano testa al loro interrogatorio. Anche noi siamo interpellati sul modo di testimoniare e di rendere ragione della nostra fede. Non basta semplicemente ripetere. È indispensabile chiedersi come oggi dobbiamo testimoniare la fede cristiana perché tocchi i cuori e le menti degli uomini e delle donne di questo tempo. Senza soggiacere al potere della maggioranza o di chi è forte e arrogante. C’è una soggezione al mondo che i cristiani debbono fuggire come una pericolosa tentazione. Come anche quella di addomesticare il Vangelo alla mentalità egocentrica e narcisistica di questo tempo. L’unica nostra forza, in tutti i sensi, è l’obbedienza al Vangelo. E solo al Vangelo. Pietro risponde al sinedrio: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Non è una risposta arrogante e neppure indispettita. Ogni generazione cristiana deve apprendere molto dal comportamento di Pietro e Giovanni davanti al sinedrio. Essi sapevano bene che non potevano più tacere: non avevano più paura. Il silenzio avrebbe significato tradimento del Vangelo. Chi ha il Vangelo nel cuore non può non comunicarlo, anche a costo della vita. Non solo. Sa anche trovare il modo di comunicarlo. Il Vangelo non è un randello da brandire, ma un mantello con cui avvolgere d’amore la gente. Il cristianesimo è opera di attrazione più che di convincimento, diceva Ignazio di Antiochia, soprattutto nei momenti più difficili, come quello che stiamo vivendo in questo tempo.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 117(118)

R. Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai risposto.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze. R.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte. R.

Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
È questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza. R.


Vangelo Mc 16,9-15 | Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura."