Il giubileo
Il giubileo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Lv 25,1.8-17 | Il Signore parlò a Mosè sul monte Sinai e disse:
Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni.
Al decimo giorno del settimo mese, farai echeggiare il suono del corno; nel giorno dell'espiazione farete echeggiare il corno per tutta la terra.
Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia.
Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate.
Poiché è un giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi.
In quest'anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà.
Quando vendete qualcosa al vostro prossimo o quando acquistate qualcosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello.
Regolerai l'acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l'ultimo giubileo: egli venderà a te in base agli anni di raccolto.
Quanti più anni resteranno, tanto più aumenterai il prezzo; quanto minore sarà il tempo, tanto più ribasserai il prezzo, perché egli ti vende la somma dei raccolti.
Nessuno di voi opprima il suo prossimo; temi il tuo Dio, poiché io sono il Signore, vostro Dio.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Levitico 25,1.8-17 | Questo brano del libro del Levitico riporta l’istituzione del “giubileo”: ogni cinquanta anni si doveva dare riposo alla terra – «Non seminerai il tuo campo, non poterai la tua vigna. Non mieterai» – e doveva essere ridistribuita ai proprietari la porzione di terra che apparteneva loro. Il suono di un corno (è il significato del termine giubileo) dava inizio a questo straordinario anno che in certo modo rimetteva in ordine ciò che era stato stravolto dall’opera di sfruttamento degli uomini sugli altri uomini. Si mostrava in tal modo che l’uomo non è il padrone assoluto della terra. Con il Giubileo si azzeravano le ingiustizie e le prevaricazioni - sia verso la stessa terra che verso gli altri uomini - che nel frattempo i più forti avevano perpetrato sui più deboli. Veniva ristabilita la radicale uguaglianza tra tutti, quella fraternità universale che promana dalla volontà di Dio per il quale tutti sono suoi figli. La ragione per la celebrazione di un tale anno si collegava alla memoria della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto e dell’ingresso nella terra promessa. La terra era un dono di Dio non una conquista del popolo e tanto meno di qualche singolo gruppo o individuo. In ogni cinquantesimo anno, attraverso le indicazioni stabilite in questa pagina del Levitico, gli israeliti dovevano riscoprire il primato di Dio e la fraternità tra tutti loro. Non sappiamo quanto e fin dove tali disposizioni siano state messe in pratica dal popolo di Israele, ma erano un aiuto per ricordare la sovranità del Signore su tutto e su tutti. Potremmo dire che hanno trovato il loro compimento quando Gesù, nella sua prima predica a Nazareth, dopo aver letto la pagina di Isaia ove si annuncia l’indizione di un anno di grazia, disse: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21).


Salmo Responsoriale

Dal Sal 66(67)

R. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.

La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R.


Vangelo Mt 14,1-12 | In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù.
Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!".
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo.
Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla con te!".
Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode
che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto.
Ella, istigata da sua madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista".
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data
e mandò a decapitare Giovanni nella prigione.
La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.