La missione di Giosuè
La missione di Giosuè
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Dt 31,1-8 | Mosè andò e rivolse queste parole a tutto Israele. Disse loro: "Io oggi ho centovent'anni. Non posso più andare e venire. Il Signore inoltre mi ha detto: "Tu non attraverserai questo Giordano". Il Signore, tuo Dio, lo attraverserà davanti a te, distruggerà davanti a te quelle nazioni, in modo che tu possa prenderne possesso. Quanto a Giosuè, egli lo attraverserà davanti a te, come il Signore ha detto. Il Signore tratterà quelle nazioni come ha trattato Sicon e Og, re degli Amorrei, e come ha trattato la loro terra, che egli ha distrutto. Il Signore le metterà in vostro potere e voi le tratterete secondo tutti gli ordini che vi ho dato. Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore, tuo Dio, cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà". Poi Mosè chiamò Giosuè e gli disse alla presenza di tutto Israele: "Sii forte e fatti animo, perché tu condurrai questo popolo nella terra che il Signore giurò ai loro padri di darvi: tu gliene darai il possesso. Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d'animo!".


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Deuteronomio 31,1-8 | Mosè è davvero l’uomo di Dio. Tutto quello che ha fatto è stato sempre in obbedienza al Signore, che lo ha guidato nella liberazione del suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto. Chi ascolta Dio ama anche il suo popolo, perché legare la vita al Signore significa amare e difendere i suoi, coloro che sceglie e in tanti modi ci affida. Mosè per condurre il popolo del Signore sino alla terra promessa ha affrontato la durezza del deserto, la paura dell’esercito egiziano, l’incredulità dei suoi, la loro scelta di fabbricarsi idoli, l’amarezza della nostalgia. Sempre ha continuato a guidare il suo popolo perché non ha mai cessato di ascoltare Dio e di obbedire per primo alla sua legge. È giunto vicino alla terra promessa, ma non vi entra. Il Signore glielo aveva detto. Mosè non si dispera, non pretende qualcosa per sé, non rivendica il ruolo o qualche diritto. Non possiederà quella terra per la quale aveva affrontato tutto il cammino. Gesù, al termine della sua vita, indica una beatitudine per i credenti: beati quelli che pur non avendo visto crederanno. Chi crede ha già tutto! Mosè ha sempre creduto alla promessa del Signore. Non ha bisogno di possederla. Sa che tutto è un suo dono e che sarà Dio stesso a guidare il suo popolo. Spesso gli uomini scambiano il dono per possesso, legano quello che viene chiesto loro alla propria persona, si fanno prendere dal protagonismo che finisce per legare tutto a se stessi. Mosè chiede ai suoi di continuare a fidarsi di Dio, per affrontare le nuove sfide. Giosuè condurrà il popolo. Ma sempre perché il Signore è davanti a lui nel cammino. La forte serenità di Mosè, la sua libertà dal possedere, che così tanto condiziona la vita e le scelte dei discepoli e degli uomini, fanno di lui un vero credente.


Salmo Responsoriale

 


Vangelo Mt 18,1-5.10.12-14 | In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?". Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda.