La carestia in Egitto
La carestia in Egitto
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Gen 41,55-57.42,5-7a.17-24a | Poi anche tutta la terra d'Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo gridò al faraone per avere il pane. Il faraone disse a tutti gli Egiziani: "Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà". La carestia imperversava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i depositi in cui vi era grano e lo vendette agli Egiziani. La carestia si aggravava in Egitto, ma da ogni paese venivano in Egitto per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia infieriva su tutta la terra.

Arrivarono dunque i figli d'Israele per acquistare il grano, in mezzo ad altri che pure erano venuti, perché nella terra di Canaan c'era la carestia. Giuseppe aveva autorità su quella terra e vendeva il grano a tutta la sua popolazione. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra. Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l'estraneo verso di loro, parlò duramente e disse: "Da dove venite?". Risposero: "Dalla terra di Canaan, per comprare viveri".

Il terzo giorno Giuseppe disse loro: "Fate questo e avrete salva la vita; io temo Dio! Se voi siete sinceri, uno di voi fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per la fame delle vostre case. Poi mi condurrete qui il vostro fratello più giovane. Così le vostre parole si dimostreranno vere e non morirete". Essi annuirono.

Si dissero allora l'un l'altro: "Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto con quale angoscia ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci ha colpiti quest'angoscia". Ruben prese a dir loro: "Non vi avevo detto io: 'Non peccate contro il ragazzo'? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco, ora ci viene domandato conto del suo sangue". Non si accorgevano che Giuseppe li capiva, dato che tra lui e loro vi era l'interprete.

Allora egli andò in disparte e pianse. Poi tornò e parlò con loro. Scelse tra loro Simeone e lo fece incatenare sotto i loro occhi.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Genesi 41,55-57; 42,5-7a.17-24a | Il tempo della carestia aveva riavvicinato i fratelli che la gelosia aveva diviso, come per il figliol prodigo, che ritrova se stesso e la casa del padre nel momento di maggiore difficoltà, quando moriva di fame. Giuseppe ora è in una casa di abbondanza. Egli ha il pane, mentre la carestia umilia e distrugge. Giuseppe lo vendeva non solo agli egiziani, ma a tutti coloro che erano colpiti dalla fame. Questo spirito di solidarietà permette a Giuseppe non solo di sollevare dalla fame tanti affamati, ma anche di ritrovare i fratelli. Ed è la premessa anche per lui per ricostruire i legami spezzati. L’amore per il prossimo aiuta sempre a scoprire di nuovo la fraternità. Giuseppe non si rivela immediatamente ai fratelli. La riconciliazione non è un semplice sentimento, richiede un itinerario di cambiamento del cuore. Ed ecco allora Giuseppe che mette alla prova i fratelli. E li aiuta in questo modo a rivi-vere la stessa situazione che aveva provocato la sofferenza a lui e che restava come un macigno pesante nel pro-fondo del loro cuore. La vicenda di Giuseppe ricorda quella di Gesù, colui che riconcilia i fratelli e dona loro il pane che salva. Gesù aiuta i discepoli a liberare il loro cuore dalla pesantezza del peccato. Sa bene quel che appesantisce il cuore, ma ci aiuta a comprenderlo senza umiliarci o senza schiacciarci: con l’aiuto della sua misericordia e del suo perdono non solo siamo liberati dal peso del peccato ma siamo anche aiutati a cambiare il nostro cuore perché si riempia del suo amore.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 32(33)

R. Su di noi, Signore, sia il tuo amore.

Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate. R.
 
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. R.
 
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. R.


Vangelo Mt 10,1-7 | Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino.