La nascita di Mosè
La nascita di Mosè
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Es 2,1-15 | Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto. Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L'aprì e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: "È un bambino degli Ebrei". La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: "Devo andare a chiamarti una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?". "Va'", rispose la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: "Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario". La donna prese il bambino e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo: "Io l'ho tratto dalle acque!". Un giorno Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i loro lavori forzati. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. Voltatosi attorno e visto che non c'era nessuno, colpì a morte l'Egiziano e lo sotterrò nella sabbia. Il giorno dopo uscì di nuovo e vide due Ebrei che litigavano; disse a quello che aveva torto: "Perché percuoti il tuo fratello?". Quegli rispose: "Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di potermi uccidere, come hai ucciso l'Egiziano?". Allora Mosè ebbe paura e pensò: "Certamente la cosa si è risaputa". Il faraone sentì parlare di questo fatto e fece cercare Mosè per metterlo a morte. Allora Mosè fuggì lontano dal faraone e si fermò nel territorio di Madian e sedette presso un pozzo.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Esodo 2,1-15 | Il racconto della nascita di Mosè ci stupisce. Egli viene dalla tribù di Levi, una tribù che era stata maledetta per la sua violenza (Gen 49,5-7); porta un nome egiziano ed è, fin da subito, completamente inserito nella cultura egiziana. È una sorta di doppia nascita: Mosè è sia ebreo che egiziano. È una contraddizione che, tuttavia, non impedisce a Dio di scegliere proprio lui per liberare il popolo di Israele. Anzi, il disegno di Dio, attraverso la sto-ria di Mosè, rivela il valore di crescere insieme agli altri, anche in un mondo che tante volte sembra straniero alla nostra mentalità e alla nostra cultura. Mosè si presenta come il salvato dalle acque, e in effetti Dio lo salva, come per indicare in anticipo il compito che affiderà a quel bambino verso il suo popolo, ossia liberarlo dalla schiavitù attraverso le acque del mare. Quella di Israele sembrava una sorte segnata dalla schiavitù, da cui sarebbe stato impossibile uscire, ma Dio non abbandona gli uomini, non abbandona i poveri, gli schiavi, i condannati di questo mondo. Egli continua a suscitare tanti Mosè perché possano tracciare un cammino di libertà vincendo ogni rassegnazione. In verità Mosè continua a ricordarci, con la sua storia, che tutto è possibile a chi ha fede. Dio non appare esplicitamente nel racconto. Ma è lui che guida la storia degli uomini. Potremmo dire che è questo il Dio dell’esodo: guida i nostri passi senza mostrare il suo volto. Il suo volto e le sue parole si mostrano anche attraverso il volto e le parole di Mosè.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 68(69)

R. Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.
Oppure:
R. Non nascondere il tuo volto al tuo servo, Signore.

Affondo in un abisso di fango,
non ho nessun sostegno;
sono caduto in acque profonde
e la corrente mi travolge. R.
 
Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza. R.
 
Io sono povero e sofferente:
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento. R.
 
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri. R.


Vangelo Mt 11,20-24 | Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: "Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!".