Festa della Santissima Trinità
Festa della Santissima Trinità
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura Pr 8,22-31 | Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all'origine. Dall'eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 8

R. O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi? R.
 
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi. R.
 
Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari. R.


Seconda Lettura Rm 5,1-5 | Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.


Vangelo Gv 16,12-15 | Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Pr 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15 | La liturgia, in questa prima domenica dopo la Pentecoste, celebra la festa della Santissima Trinità, il mistero di Dio che sta nel cuore della nostra fede. Il Vangelo di Giovanni (16,12-15) riporta alcune delle parole che Gesù rivolse ai discepoli durante l’ultima cena con le quali indicava la strada per giungere al Padre. Sarebbe stato lui a guidarli: «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future». Lo Spirito trascinerà i discepoli verso il cuore di Dio, il mondo di Dio, la vita di Dio, una vita di comunione di amore tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Il Dio di Gesù è una “famiglia” di tre persone, la cui unità sgorga dall’amore che li unisce. Potremmo dire: si vogliono così bene da essere una cosa sola. Questa incredibile “famiglia” è entrata nella storia degli uomini per chiamare tutti a farne parte. Tutti sono chiamati a far parte di questa singolarissima “famiglia di Dio”. All’origine e al termine della storia c’è questa comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. L’orizzonte trinitario ci avvolge tutti, nessuno escluso.

                     La Chiesa, ogni comunità, sgorga da questo mistero. Non nasce dal “basso”, non è il frutto dell’impegno o dello slancio di cuori generosi, non è la somma di individui che decidono di stare assieme. La comunità dei credenti viene dall’alto, da un Dio che è “comunione” del Padre con il Figlio e lo Spirito Santo. La Chiesa, pertanto, come scrive il Vaticano II, è anzitutto un mistero da contemplare, da accogliere, da rispettare, da custodire, da difendere, da amare e da testimoniare nel mondo perché la comunione che vive sia attrattiva per tanti. E’ un mistero d’amore che si estrinseca, che fa uscire da se stessi perché il mondo intero riscopra la comunione che unisce tuti i popoli. E’ il mistero stesso di Dio che prima è uscito da Sé nella creazione e poi ha continuato a farlo con Noè, Abramo, Mosè. Infine, ha inviato il suo Figlio perché raccogliesse l’intera famiglia umana in una comunione di fratelli e di sorelle.