La lettera apostolica
La lettera apostolica
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura At 15,22-31 | Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto:

"Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d'accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!"

Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l'assemblea, consegnarono la lettera. Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Atti 15,22-31 | L’assemblea di Gerusalemme – guidata dallo Spirito – chiariva che la salvezza veniva dal Vangelo e non dalle pratiche rituali. Per questo nella lettera si scrive: «È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo». Da allora fu più chiara la distinzione tra cristianesimo ed ebraismo, sebbene questo non significhi la cancellazione dello strettissimo e ineliminabile rapporto tra le due religioni. Si può dire anzi che fa parte della stessa identità cristiana un profondo e vitale rapporto con l’ebraismo. Ovviamente senza confusione, ma in un rapporto di strettissimo legame. Non solo le radici sono comuni, ma in certo modo anche l’attesa. Gli ebrei attendono ancora il Messia. I cristiani pur sapendo che il Messia è già venuto, nello stesso tempo ne aspettiamo la seconda venuta, alla fine dei tempi, quando tutto e tutti saranno in Lui. In questa attesa siamo ambedue uniti. I cristiani sanno che Gesù ha iniziato i tempi nuovi del regno di Dio: con la sua morte e risurrezione, infatti, ha sconfitto la morte e ha inaugurato il nuovo regno. Questa novità è certamente un dono, ma è anche una responsabilità perché ciascuno operi per trasformare il mondo con il fermento del Vangelo. E tra le responsabilità che ora appaiono con grande chiarezza vi è anche quella di combattere ogni forma di antisemitismo.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 56(57)

R. Ti loderò fra i popoli, Signore.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora. R.

Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.
Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria. R.


Vangelo Gv 15,12-17 | Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.