Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia
Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Sir 17,20-28 | A lui non sono nascoste le loro ingiustizie, tutti i loro peccati sono davanti al Signore. [Ma il Signore è buono e conosce le sue creature, non le distrugge né le abbandona, ma le risparmia.] La beneficenza di un uomo è per lui come un sigillo e il bene fatto lo custodisce come la pupilla, [concedendo conversione ai suoi figli e alle sue figlie.] Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa, riverserà sul loro capo il contraccambio. Ma a chi si pente egli offre il ritorno, conforta quelli che hanno perduto la speranza. Ritorna al Signore e abbandona il peccato, prega davanti a lui e riduci gli ostacoli. Volgiti all'Altissimo e allontanati dall'ingiustizia; [egli infatti ti condurrà dalle tenebre alla luce della salvezza.] Devi odiare fortemente ciò che lui detesta. Negl'inferi infatti chi loderà l'Altissimo, al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode? Da un morto, che non è più, non ci può essere lode, chi è vivo e sano loda il Signore.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Siracide 17,24-29 | La domanda sull’uomo, su chi sia e quale sia la sua missione sulla terra, percorre tutta la Scrittura. Nel mondo l’uomo viene inteso come una persona autonoma, con una capacità di decisione e di azione, di scelta e di progetto. Ed è vero: Dio ha creato l’uomo donandogli la libertà. Ma non assoluta, ossia sciolta da qualsiasi vincolo, da qualsiasi relazione. Sino a pensare di poterla imporre senza misura e senza repliche, con l’intento di affermare se stessi senza limite alcuno. Si instaura così come un nuovo culto, la “egolatria”, il culto di sé, del proprio io, sul cui altare si sacrificano anche gli affetti più cari. Insomma, una sorta di dittatura dell’io. Il sogno di Dio per ciascuno di noi non passa per l’affermazione della propria forza ma per la consapevolezza de “noi” da edificare per essere davvero familiari di Dio. Essere consapevoli del proprio peccato non significa il fallimento della propria umanità, bensì la scoperta del luogo preciso dove siamo e delle grandi possibilità che si aprono dinanzi a noi. Nel libro del Siracide l’uomo è concepito come colui che è pronto ad accettare l’offerta che Dio gli fa della misericordia e della consolazione e intraprendere così un cammino di ritorno verso di lui. Colui che decisamente cammina verso il Signore e con il Signore, non commercia col male e non indulge all’iniquità. Scegliere la compagnia di Dio significa voltare le spalle ad ogni ingiustizia. Chi sceglie di stare accanto a Dio e di ascoltare la sua Parola non segue il male e non cade nel peccato. Colui invece che vuole essere al di sopra degli altri finirà amaramente per riconoscere che è solo «terra e cenere». La vera vocazione dell’uomo è la lode a Dio, che è il Signore delle schiere celesti ed anche il Padre vicino a tutti gli uomini, suoi figli. Osserva il Siracide: «Chi è vivo e sano loda il Signore». La lode è un rendimento di grazie poiché «è grande la misericordia del Signore». Questa misericordia raggiunge i poveri e gli umili, e l’umanità gioisce per un dono così importante ch’è fonte di immortalità. Questa non è un diritto ma un dono; ed è il frutto pieno dell’amore.


Salmo Responsoriale

 


Vangelo Mc 10,17-27 |

Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio".