Allontanarsi dalle colpe per vivere e non morire
Allontanarsi dalle colpe per vivere e non morire
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Ez 18,21-28 | Ma se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato. Forse che io ho piacere della morte del malvagio - oracolo del Signore - o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, imitando tutte le azioni abominevoli che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà.

Voi dite: "Non è retto il modo di agire del Signore". Ascolta dunque, casa d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Ezechiele 18,21-28 | «Perché il figlio non sconta l’iniquità del padre?» Queste parole riportate da Ezechiele esprimono una mentalità molto comune anche oggi, quando si giudica una persona per la sua origine familiare o per il male commesso da altri. E spesso il giudizio diventa una condanna che segna le persone per tutta la vita. La parola del profeta afferma invece con estrema chiarezza che la responsabilità di fronte al bene e al male è sempre personale. Nessuno è giusto o malvagio per il male commesso da familiari, conoscenti o da chiunque altro. Il profeta mette in evidenza la grande misericordia di Dio che permette a ognuno comunque di cambiare e di convertirsi. Nessuno è condannato a restare prigioniero della propria condizione. La misericordia di Dio non conosce l’impossibile, insomma non ha confini. Il Signore è sempre pronto al perdono. Ma è indispensabile che chi ha peccato riconosca il male che ha compiuto. È bene anzi che l’uomo sia consapevole degli istinti egocentrici che abitano nel suo cuore e si rivolga a Dio per essere aiutato a non deviare dalla sua legge. Tutti i credenti debbono vigilare su loro stessi: ogni giorno, infatti, sono chiamati a scegliere tra il bene e il male. Ogni credente deve assumersi quotidianamente la responsabilità davanti a Dio delle sue azioni e delle sue scelte. Dio è sempre pronto a perdonare, ma chiede a ciascuno di essere responsabile di quanto compie. Davanti al bene e al male la sicurezza di essere giusti e buoni non è da sola una garanzia di vita e di bene. Tutti abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio e del sostegno dei fratelli per poter condurre una vita secondo il disegno di Dio.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 129 (130)

R. Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere?
oppure:
R. Perdonaci, Signore, e noi vivremo.

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. R.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. R.

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora. R.

Più che le sentinelle all’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe. R.


Vangelo Mt 5,20-26 | Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà destinato al fuoco della Geènna.

Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!