Rinfrancare le mani inerti e le ginocchia fiacche
Rinfrancare le mani inerti e le ginocchia fiacche
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Eb 12,4-7.11-15 | Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio. È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore; vigilate perché nessuno si privi della grazia di Dio. Non spunti né cresca in mezzo a voi alcuna radice velenosa, che provochi danni e molti ne siano contagiati.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Ebrei 12,4-7.11-15 | La correzione è segno di amore perché espressione del padre che corregge i figli. Se non fossimo corretti, forse non avverrebbe nessun cambiamento nella nostra vita. Perciò l’autore chiede alla comunità cristiana, che rischiava di indebolirsi nella fede, di riprendere il vigore evangelico: «Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire» (12,12). È un’esortazione che richiama l’indispensabilità dell’educazione nella vita dei discepoli. La sequela del Signore, infatti, richiede che ciascuno cambi il proprio cuore, muti i suoi pensieri, si lasci insomma guidare dal Vangelo più che dal proprio orgoglio, dai propri istinti o dalle proprie abitudini. Solo obbedendo al Vangelo e alla sua pedagogia possiamo crescere in sapienza e in amore. È la grande questione dell’“arte pastoraleˮ, come la chiamavano i Padri della Chiesa. Si tratta di un impegno che riguarda in maniera prioritaria i “pastori”, ossia i responsabili della comunità, perché si impegnino per la crescita interiore dei credenti. In verità, ogni discepolo – e quindi tutti, anche i “pastori” – è chiamato a correggere se stesso e ad aiutare gli altri a crescere nella fede e nella santità. Ecco perché l’autore chiede a tutti i cristiani di vigilare perché «nessuno si privi della grazia di Dio». Si potrebbe dire che l’intera comunità è chiamata a vigilare, ossia a esercitare il compito “episcopale” di curare la fede dei fratelli e delle sorelle. Fa parte di questa vigilanza anche l’attenzione a non far crescere nella comunità le “radici velenose”, ossia quegli atteggiamenti egocentrici che ne turbano la vita e ne impediscono la crescita.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 102(103)

R. L'amore del Signore è da sempre.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R.
 
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere. R.
 
Ma l'amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
per quelli che custodiscono la sua alleanza. R.


Vangelo Mc 6,1-6 | Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: "Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?". Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.