VI del tempo ordinario
VI del tempo ordinario
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura Ger 17,5-8 | "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell'anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti."


Salmo Responsoriale

Dal Sal 1

R. Beato l'uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte. R.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene. R.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell’assemblea dei giusti,
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina. R.


Seconda Lettura 1Cor 15,12.16-20 |

Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.


Vangelo Lc 6,17.20-26 | Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: "Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Ger 17,5-8; Sal 1; 1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26 | Questa domenica possiamo chiamarla la «domenica delle beatitudini o della felicità». Gesù, dopo aver passato la notte in preghiera, scende dal monte e si trova di fronte una numerosissima folla: tutti volevano ascoltarlo, toccarlo, sentirlo vicino. L’evangelista nota, con un certo stupore, che anche persone «tormentate dagli spiriti impuri» erano accorse per essere liberate dalla loro malattia. Tutti aspettavano una vita nuova, migliore e speravano di trovarla attraverso quel giovane profeta venuto da Nazareth: «Da lui usciva una forza che guariva tutti».

Gesù, vedendo quella folla, decise di inaugurare una nuova fase della sua missione con uno dei discorsi più importanti, quello delle Beatitudini. Sono parole dirette a quei poveri, a quella gente che era esclusa dalla felicità, a coloro che erano insultati e rifiutati, a chi mendicava salute e guarigione anche cercando di toccare almeno il lembo del mantello del Signore.

Gesù dice loro che sono beati perché Dio ha scelto di occuparsi di loro, prima che di altri. Ed è lui stesso a mostrarlo: Dio attraverso di lui dà il pane a chi ha fame, trasforma in gioia il pianto degli afflitti e la tristezza dei disperati. Il regno è dei poveri, sin da ora, perché Dio ha scelto di stare dalla loro parte. Questa pagina evangelica non è il frutto di un facile e superficiale moralismo sui «poveri buoni», quasi che la condizione disagevole renda moralmente migliori degli altri. No: i poveri sono come tutti noi, buoni e cattivi. La beatitudine non nasce da una condizione ma dall’avere Dio accanto come amico e difensore. Ed è proprio il Vangelo a rivelarlo. In questo senso il Vangelo è, appunto, una “buona notizia” per i poveri e i deboli, per i malati e gli afflitti, i carcerati e per coloro che comunque hanno bisogno di aiuto. Tutti costoro, presi dal dramma della sofferenza, non debbono essere più disperati: Dio li ha scelti come suoi primi amici e su di loro riversa abbondante la sua misericordia.

Il Vangelo aggiunge ai quattro «beati voi», altri quattro «guai a voi»: ai ricchi, ai sazi, a chi ora ride, a chi viene sempre lodato. «Guai», perché in questi momenti è più facile sentirsi autosufficienti e per nulla bisognosi, neppure di Dio. «Guai a noi», quando lasciamo prevalere il ricco ch’è in noi. Gesù non vuole esaltare la povertà in se stessa e neppure condannare la ricchezza in se stessa. La salvezza, non dipende dal proprio stato e dalle condizioni di vita, ma nel riconoscere che siamo figli di Dio e amati da lui. Se noi ricchi ci avviciniamo a Dio, anche i poveri saranno beati, perché assieme al Signore avranno vicino anche noi come fratelli e sorelle.