Il martirio dei sette fratelli
Il martirio dei sette fratelli
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura 2Mac 7,1.20-31 | Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: "Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore dell'universo, che ha plasmato all'origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi".

Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l'avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: "Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia".

Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: "Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio".


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

2Maccabei 7,1.20-31 | In questa pagina del secondo libro dei Maccabei si racconta il martirio dell’ultimo dei fratelli Maccabei, il più giovane. Il brano sottolinea l’azione della madre che esorta il figlio ad accettare la morte e quella del re Antioco IV che vorrebbe convincerlo ad abbandonare la fede dei padri. Questa pagina ci dice chiaramente che la fedeltà alla Legge di Dio comporta anche il martirio. La madre, infatti, consapevole del primato della Legge di Dio, esorta il figlio ad accogliere con serenità la morte. Per lei il Signore è più forte dei dolori e della stessa morte. Per questo supera la tentazione della carne che potrebbe spingerla a sottrarre il figlio alla morte a costo del tradimento della fede. Quella madre sapeva che così lo avrebbe ucciso. Scelse invece di generarlo ancora una volta, ma ora per la vita eterna, quella che non finisce e che nessuno può rapire. Potremmo dire che anche lei in quel momento era una martire, ossia una credente che stava dando la vita al figlio. Una cosa analoga diceva l’arcivescovo Romero predicando al funerale di un sacerdote ucciso dagli squadroni della morte salvadoregni. L’arcivescovo, nell’omelia, disse che il Vangelo chiede a tutti i cristiani di essere martiri. Ad alcuni, aggiunse, come a questo sacerdote, lo chiede fino al sangue. Ma a tutti comunque è chiesto di dare la vita. E portò come esempio una madre che genera il figlio nel suo grembo, che lo tiene per nove mesi, che lo fa nascere, e poi lo al-latta e lo nutre… Ebbene, disse Romero, questa madre è una martire perché sta dando la vita a quel figlio. La sequela del Vangelo comporta un amore che non conosce limiti.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 16 (17)

R. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno. R.

Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole. R.

Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi.
Io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. R.


Vangelo Lc 19,11-28 | Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: "Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: 'Fatele fruttare fino al mio ritorno'. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: 'Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi'. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: 'Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate dieci'. Gli disse: 'Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città'. Poi si presentò il secondo e disse: 'Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate cinque'. Anche a questo disse: 'Tu pure sarai a capo di cinque città'. Venne poi anche un altro e disse: 'Signore, ecco la tua moneta d'oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato'. Gli rispose: 'Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi'. Disse poi ai presenti: 'Toglietegli la moneta d'oro e datela a colui che ne ha dieci'. Gli risposero: 'Signore, ne ha già dieci!'. 'Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me'". Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.