Festa di Cristo Re dell’universo
Festa di Cristo Re dell’universo
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
00:00

Prima Lettura 2Sam 5,1-3 | Vennero allora tutte le tribù d'Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: "Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: 'Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d'Israele'". Vennero dunque tutti gli anziani d'Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un'alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d'Israele.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 121(122)

R. Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
 
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.


Seconda Lettura Col 1,12-20 | Ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.


Vangelo Lc 23,35-43 | Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto". Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". Sopra di lui c'era anche una scritta: "Costui è il re dei Giudei". Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". L'altro invece lo rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male". E disse: "Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso".


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

2Sam 5,1-3; Sal 122 (121); Col 1,12-20; Lc 23,35-43 |

Con questa domenica si chiude l’anno liturgico, un anno che non nasce dalle misurazioni degli uomini e dalle loro scadenze, ma da quelle di Dio. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla liturgia, sottolinea che l’anno liturgico è Cristo stesso. I credenti, infatti, nel corso di questo tempo sono come presi per mano, di giorno in giorno, di domenica in domenica, dall’Avvento sino alla festa di Cristo Re e accompagnati nella contemplazione del mistero della storia di amore di Dio per gli uomini. E nel celebrare le memorie del Signore, la santa liturgia ci rende partecipi del mistero di salvezza che si celebra. Ce lo ricorda l’apostolo Paolo nella Lettera ai Colossesi che abbiamo letto. Il Signore – scrive l’apostolo – «ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati» (Col 1,13). Sì, noi siamo dei “trasferiti”, degli “emigrati” da questo mondo, dove regnano le tenebre e il male, verso un altro mondo, ove regna il Signore Gesù e il suo amore. Certo, è un mondo “altro” da quello ove la potenza distruttrice del male continua a mietere vittime. Pilato chiede a Gesù: «Dunque tu sei re?» e si sentì rispondere: «Tu lo dici, io sono re». E Gesù aggiunse subito: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo». Gesù è venuto per essere re. È un’affermazione nello stesso tempo solenne e drammatica, perché porterà Gesù sino alla condanna a morte sulla croce. Pilato volle che questa condanna fosse scritta su una tavoletta da affiggere sulla croce: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».

Certo, Gesù agli occhi degli uomini appare come uno strano re: ha per trono una croce e per corte due ladri crocifissi con lui e poche donne con un solo giovane che, addolorati, si stringono sotto quel patibolo. Ma è l’immagine che segna da sempre ogni comunità cristiana. E la segna nel simbolo della croce che campeggia in ogni chiesa, ma soprattutto nella vita quando i cristiani sono perseguitati. Il Vangelo ci dice che dalla croce Gesù sconfigge il principe del male, dalla croce inizia la liberazione degli uomini dal dominio del peccato e dalla morte.

Mentre era inchiodato su quel legno gli arrivava da tutti un identico invito: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!» (Lc 23,35-43). È il vangelo del mondo, alternativo al Vangelo di Gesù. E ciascuno di noi sa bene quanto sia insidioso e penetrante il vangelo del mondo. Questo dogma dell’amore per sé è stato però vinto da Gesù su quella croce. Gesù infatti non ha salvato se stesso, anzi ha dato la sua vita per salvare gli altri.

Questa festa di Cristo Re ci mostra questo amore regale che cambia la vita degli uomini. Imitiamo quella madre e quel piccolo gruppo di donne con quel giovane discepolo, a restare stretti alla croce e ad attendere la risurrezione, mentre continuiamo a dire al Signore: «Signore, noi non tradiremo con il bacio di Giuda, ma come il buon ladrone ti diciamo: ricordati di noi nel tuo regno». E ci sentiremo rispondere sin da ora: «Oggi, in questa santa assemblea, sei con me nel paradiso».