2 Novembre
2 Novembre
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura Sap 11,22–12,2 | Tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l'avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all'esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 144(145)

R. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre. R.
 
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
 
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.
 
Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto. R.


Seconda Lettura 2Ts 1,11–2,2 | Per questo preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l'opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo. Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.


Vangelo Lc 19,1-10 | Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È entrato in casa di un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".

Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Is 25,6a.7-9; Sal 25(24); Rm 8,14-23; Mt 25,31-46 | L’apostolo Paolo ci invita a contemplare il futuro riservato ai figli di Dio: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi… E se siamo figli siamo anche eredi», scrive ai romani. E aggiunge: «Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi». La memoria di oggi schiude ai nostri occhi uno spiraglio di questa «gloria futura». Per noi che siamo ancora sulla terra, questa gloria dovrà venire; per i morti che hanno creduto nel Signore invece è già svelata. Essi abitano su quel monte alto ove il Signore ha preparato un banchetto per tutti i popoli. E su quel monte, il velo «che copre la faccia», ossia l’indifferenza che ci fa ripiegare su noi stessi, è stato strappato: i loro occhi contemplano il volto di Dio. Nessuno di loro versa più lacrime di tristezza, come scrive l’Apocalisse. E qualora nel cielo ci fossero lacrime, sono quelle di una dolce e tenera commozione senza fine. Oggi, con gli occhi del cuore, pensiamo i nostri cari nel cuore stesso di Dio, il “luogo” che già da ora abitiamo ma che si aprirà nella sua pienezza inimmaginabile quando vedremo Dio «faccia a faccia». Certo, c’è una separazione tra loro e noi. Ma anche una forte unione. Non è visibile agli occhi del corpo, ma non per questo è meno reale. La comunione con i nostri defunti ci è svelata dal mistero insondabile dell’amore di Dio che tutti raccoglie e tutti sostiene. Questo amore di Dio è la sostanza della vita. Tutto passa, anche la fede e la speranza. Solo l’amore resta. È quanto il Signore Gesù ci dice nel brano evangelico odierno. L’unica cosa che conta nella vita è l’amore; l’unica cosa che resta di tutto quel che abbiamo detto e fatto, pensato e programmato, è l’amore. E l’amore è sempre grande; sebbene si manifesti in gesti piccoli come un bicchiere d’acqua, un pezzo di pane, una visita, una parola di conforto, una mano che stringe un’altra. E beati saremo noi se seguiremo le parole di questo Vangelo. Ci sentiremo dire al termine dei nostri giorni: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo», e la nostra gioia sarà piena.