Umiltà e carità nella comunità
Umiltà e carità nella comunità
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Rm 12,5-16a | Così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all'insegnamento; chi esorta si dedichi all'esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell'ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Romani 12,5-16a | Con il capitolo 12 inizia la sezione più esortativa della lettera concepita come diretta conseguenza della precedente argomentazione. L’apostolo esplicita ciò che è richiesto ai credenti in forza della giustizia rivelata. Il brano che abbiamo letto comprende esortazioni riguardanti sia i rapporti all’interno della comunità cristiana, in cui tra l’altro è ripresa la celebre immagine del corpo come nella Prima lettera ai Corinzi (12,12-27), sia le relazioni con il mondo esterno che già manifesta ostilità e prime forme di persecuzione. «Come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione», scrive l’apostolo, «così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli al-tri». In un corpo la pluralità delle membra non si oppone all’unità e alla funzionalità del corpo, anzi, ne è al ser-vizio. Così è nella Chiesa e in ogni comunità cristiana che il Signore arricchisce di molti doni, di molti carismi, perché tutti concorrano alla crescita dell’amore e allo sviluppo della testimonianza evangelica. Ognuno è unito agli altri con il vincolo di amore, ma il Signore dona a ciascuno un compito per il servizio comune. Certo, ciascuno conserva la propria identità. Lo Spirito infatti non abolisce le differenze, ma le armonizza in una comunione nuova che fa, appunto, dei diversi un corpo unico. La comunità cristiana non nasce pertanto dalle disposi-zioni dei singoli e neppure dalla omogeneità dei componenti, ma dall’amore di Dio che fa dei molti una cosa so-la e dei diversi una comunità.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 130(131)

R. Custodiscimi, Signore, nella pace.

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me. R.
 
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. R.
 
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre. R.


Vangelo Lc 14,15-24 | Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: "Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!". Gli rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: 'Venite, è pronto'. Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: 'Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi'. Un altro disse: 'Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi'. Un altro disse: 'Mi sono appena sposato e perciò non posso venire'. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: 'Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi'. Il servo disse: 'Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto'. Il padrone allora disse al servo: 'Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena".