Il martirio di Eleazaro, anziano scriba
Il martirio di Eleazaro, anziano scriba
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura 2Mac 6,18-31 | Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s'incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita. Quelli che erano incaricati dell'illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest'uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell'antica amicizia che aveva con loro. Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. "Poiché - egli diceva - non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena un po' più di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell'Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi". Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia. Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: "Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui". In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

2 Maccabei 6,18-31 | Eleazaro è un anziano scriba, fedele alla Legge del Signore. Per questo rompere il divieto di mangiare carne suina, prescritto dal codice di purità, come riporta il libro del Levitico (11,7-8), per lui significa allontanarsi dalla fede per aderire a pratiche idolatriche. Perciò, piuttosto che obbedire all’ordine del re di violare un comandamento della Legge, preferisce la morte. Si iscrive così nella schiera dei credenti martiri, di coloro cioè che amano Dio più della loro stessa vita. Alcuni Padri della Chiesa hanno visto in Eleazaro un protomartire, prima della venuta di Cristo, un po’ come sarà il diacono Stefano per i martiri cristiani. Eleazaro nel suo discorso rende manifesta la convinzione di voler morire in modo degno della sua età al fine di lasciare ai giovani un esempio: «Perciò abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio» (v. 27). Dalle sue parole traspare certo la fedeltà alla Legge ma soprattutto la fede nel Signore al quale comunque egli «né da vivo né da morto» vuole sfuggire. Mentre geme nella tortura si rivolge a Dio «che possiede una santa scienza» (v. 30), il Signore che tutto conosce e che è fedele a coloro che lo amano. Chi non ragiona secondo Dio non comprende quel che Eleazaro sta vivendo e testimoniando: «Quelli che lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia» (v. 29). Non dobbiamo dimenticare che un tratto di eroicità (in questo senso, di pazzia) è proprio della radicalità della fede cristiana, e lo era già anche nella tradizione biblica.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 3

R. Il Signore mi sostiene.

Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c’è salvezza in Dio!». R.

Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna. R.

Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata. R.


Vangelo Lc 19,1-10 | Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È entrato in casa di un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".