XXVIII del tempo ordinario
XXVIII del tempo ordinario
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura 2Re 5,14-17 | Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato. Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: "Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo". Quello disse: "Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò". L'altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Naamàn disse: "Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 97(98)

R. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.
 
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.
 
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.


Seconda Lettura 2Tm 2,8-13 | Ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.


Vangelo Lc 17,11-19 | Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: "Gesù, maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse loro: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!".


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

2Re 5,14-17; Sal 98 (97); 2Tm 2,8-13; Lc 17,11-19 | Gesù si trova nel territorio di Jezreel, tra la Galilea e la Samaria. Mentre sta entrando in un villaggio, gli vengono incontro dieci lebbrosi (era facile incontrarli vicino ai luoghi abitati). Essi, fermatisi a distanza, com’è previsto dalle leggi, gridano verso di lui: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Gesù non li evita, come in genere fanno tutti, ma si mette persino a parlare con loro. Alla fine li congeda: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». Non li guarisce subito come ha fatto in altri casi (Lc 5,12-16); né li tocca con le sue mani, ma li invia ai sacerdoti, chiedendo così un atto di fede. I dieci lebbrosi obbediscono immediatamente e si incamminano verso i sacerdoti. L’evangelista nota che durante il cammino sono «sanati»; potremmo dire che si accorgono di guarire. Tutto questo non è senza significato: la guarigione, il miracolo, non è un fatto prodigioso che capita in modo improvviso quasi fosse frutto di una magia. Possiamo paragonare la prima parte della scena evangelica ai primi passi di ogni conversione e della stessa vita del discepolo. La conversione, infatti, nasce sempre da un grido, da una preghiera, come quella di questi dieci lebbrosi. La stessa liturgia, ogni domenica, proprio mentre inizia, ci fa ripetere: «Signore, pietà!». La guarigione si radica nel riconoscere la propria malattia, il proprio bisogno di aiuto, di protezione, di sostegno.

Come abbiamo letto nella Lettera dell’apostolo, la Parola di Dio non è mai incatenata: parla con libertà e con potenza, sempre. Il problema semmai siamo noi che non prestiamo ascolto, o perché sfiduciati, o perché colmi delle nostre parole. Questo sta a dire che la guarigione inizia quando si comincia a obbedire al Vangelo, e non più a se stessi o alle proprie abitudini mondane. In tal senso il nostro cammino spirituale ci porterà la guarigione, nel cuore e nel corpo, nella misura in cui è scandito dall’ascolto del Vangelo.

Dopo aver notato che tutti e dieci i lebbrosi sono stati guariti, il Vangelo aggiunge che uno solo torna indietro «lodando Dio a gran voce» e appena arriva vicino a Gesù si getta «ai suoi piedi per ringraziarlo». L’evangelista intende sottolineare con questo gesto l’ulteriore passo della conversione: ossia la riconoscenza e l’affidamento della propria vita a Gesù. La piena guarigione infatti prende anche il cuore. Potremmo dire che il decimo lebbroso non è solo “guarito”, ma anche “salvato”. Egli è esempio per ognuno di noi, perché accogliamo la commozione gratuita di Dio sulla nostra vita e lo ringraziamo per essersi chinato su di noi.