Non giudicare l’altro
Non giudicare l’altro
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura Rm 2,1-11 | Perciò chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l'altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose. Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio contro quelli che commettono tali cose è secondo verità. Tu che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? O disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con il tuo cuore duro e ostinato, accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che, perseverando nelle opere di bene, cercano gloria, onore, incorruttibilità; ira e sdegno contro coloro che, per ribellione, disobbediscono alla verità e obbediscono all'ingiustizia. Tribolazione e angoscia su ogni uomo che opera il male, sul Giudeo, prima, come sul Greco; gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo, prima, come per il Greco: Dio infatti non fa preferenza di persone.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Romani 2,1-11 | Paolo scrive che l’uomo è più incline a servire se stesso che Dio. È un istinto profondo che ci accompagna tutti, una sorta di atteggiamento “idolatrico” che coinvolge uomini e donne di ogni tempo. Questa convinzione dovrebbe renderci attenti a non dar ragione facilmente a noi stessi e alle nostre tradizioni. Gesù stesso esorta a non guardare la pagliuzza nell’occhio degli altri e ad accorgersi della trave nell’occhio di ciascuno di noi. Siamo tutti poveri uomini e povere donne bisognosi di aiuto da parte del Signore. Per questo Paolo, poco più avanti, riprendendo un’affermazione del salmo, scrive: «Non c’è nessun giusto, nemmeno uno» (Rm 3,10). Gesù stesso, all’uomo che lo adulava chiamandolo «Maestro buono», rispose: «Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono» (Mc 10,18). La nostra pochezza dovrebbe spingerci a non farci giudici degli altri. Paolo, rivolgendosi direttamente «all’uomo», a tutti gli uomini, ha parole severe per chi giudica senza misericordia; e pensando ai credenti, accusa: essi giudicano gli altri, ma poi commettono le stesse cose e si comportano come coloro sui quali pesa il loro giudizio. Così facendo, non solo sono crudeli, ma dimenticano che esiste un giudice che esercita il giudizio con metro giusto: Dio. Egli «renderà a ciascuno secondo le sue opere... Dio infatti non fa preferenza di persone». L’apostolo ricorda, anche a noi credenti, che abbiamo bisogno di essere perdonati, ossia giudicati da Dio misericordioso e grande nell’amore. Tutti abbiamo bisogno della misericordia di Dio, che è salvezza.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 61 (62)

R. Secondo le sue opere, Signore, tu ripaghi ogni uomo.

Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: mai potrò vacillare. R.
 
Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia speranza.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio. R.
 
Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore:
nostro rifugio è Dio. R.


Vangelo Lc 11,42-46 | Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l'amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo. Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: "Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi". Egli rispose: "Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!".