II Domenica dopo Natale
II Domenica dopo Natale
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura Sir 24,1-2.8-12 | La sapienza fa il proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria: Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: ‘Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele’. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità


Salmo Responsoriale

Dal Sal 147

R. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.
 
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.
 
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.


Seconda Lettura Ef 1,3-6.15-18 | Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.


Vangelo Gv 1,1-18 | In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: ‘Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me’. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Sir 24,1-4.8-12; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18 | La Liturgia ci immerge nuovamente nel Natale, nel mistero di quel Bambino “avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”. In questi giorni possiamo fare nostre le parole del Prologo di Giovanni: “noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità”. Sì, abbiamo visto anche noi la gloria di quel Bambino. Certo, ci siamo dovuti mettere in viaggio, come fecero quei pastori. All’annuncio del Vangelo del Natale, anche noi abbiamo dovuto lasciare le nostre greggi, ossia le nostre pigrizie, le nostre abitudini, quell’egocentrismo che abbiamo incollato addosso come la nostra pelle. Fecero così anche Maria e Giuseppe che dovettero lasciare la casa di Nazareth e andare sino a Betlemme. Così pure i magi: si lasciarono guidare dalla stella per raggiungere quel Bambino e adorarlo.

C’è però un viaggio che ci precede: quello stesso del Figlio di Dio. Sì, il Signore, ben prima di noi per andare verso lui, è stato lui a mettersi in cammino per venire tra gli uomini, per arrivare in una cittadina che non lo ha accolto e lui si è contentato di una stalla. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato apre uno spiraglio su questo viaggio del Signore che scende verso di noi. È un viaggio appassionato, pieno d’amore, tutto in discesa verso il più basso degli uomini. Non ha trattenuto nulla per sé. L’unica sua ambizione è stare in mezzo a noi e salvarci. Il libro del Siracide ci parla della Sapienza che “esce dalla bocca dell’Altissimo” e che sostiene ogni cosa. Così pure l’evangelista Giovanni nel Prologo afferma che: “in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio... e venne tra i suoi… ad abitare in mezzo a noi”. Il Siracide ci ricorda l’ordine che Dio diede alla Sapienza: “Fissa la tenda in Giacobbe – gli disse il Signore – e prendi eredità in Israele... E così – ricorda la Sapienza – mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare”.

Ecco, siamo noi, gente piccola e modesta, debole e peccatrice, coloro che Dio ha scelto facendoci un popolo perché la sua Parola abitasse in mezzo a noi. La Chiesa è il santuario della Parola di Dio. Noi siamo il luogo desiderato da Dio, il termine del suo viaggio, come scrive ancora il Siracide: “Nella città amata mi hai fatto abitare; in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità”. Siamo stati edificati come popolo da Dio stesso: Lui ci scelti per grazia, e ci chiama “città amata”, Suo “popolo glorioso”. Affidandoci il compito di comunicare a tutti gli uomini la sua Parola, sino alle periferie più estreme. È un compito alto che ci strappa dai nostri piccoli recinti per inserirci in quel cammino che Dio stesso ha iniziato per primo. È una vocazione alta che in questo Natale ci viene nuovamente donata. Con l’apostolo Paolo benediciamo il Padre che sta nei cieli perché “ci ha scelti in Lui (Cristo) prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità”. Non è una nostra decisione e ancor meno un merito. È il Signore che ci vuole “santi e immacolati”, ossia “figli”, appunto, come Gesù.

Il Natale viene per rinascere. Quel Bambino è nel cuore di ciascuno di noi che deve rinascere. Efrem, un antico sapiente cristiano cantava: “Nascesse Cristo mille volte a Betlemme, ma non nel tuo cuore, saresti perso per sempre”. E la rinascita avviene ogni volta che accogliamo la Parola di Dio nei nostri cuori. Sì, ogni volta che l’ascoltiamo con umiltà e con disponibilità è Natale. La Parola ci fa rinascere. Lo scrive anche l’evangelista Giovanni: “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio… i quali non da sangue né da volere di carne, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. La Parola di Dio sta alla radice della nostra figliolanza e della nostra fraternità. Essa genera ad una vita nuova e diviene la forza che ci fa superare le frontiere del male e rende testimoni dell’amore e della pace. Cosa vuol dire “dare il potere di diventare figli di Dio”? Vuol dire che la Parola ci genera figli di Dio e membri di questo popolo santo, un popolo che diviene per il mondo il santuario del Vangelo. Ed è un potere generativo: chi è figlio del Vangelo, chi si lascia rigenerare dalla Parola di Dio, diviene a sua volta capace di generare altri alla vita. Gregorio Magno diceva che la Parola cresce in noi mentre la leggiamo. E la crescita non è solo per se stessi, ma per generare altri alla fede. Fu così anche per i pastori: dopo aver visto quel Bambino, riferirono tutto ciò che era stato detto loro e tutti quelli che li udivano si stupivano di quel che annunciavano. Dalla Parola di Dio ascoltata rinasce un popolo di figli che hanno il potere di trasformare il mondo, di cambiare la storia liberandola dal peccato, dalla tristezza e dalla violenza. Non abbiamo timore di accogliere questa prima pagina del Vangelo. Non temiamo quella parola! Non ci ruberà la vita, gli affetti, la gioia. Al contrario, il Vangelo dona a chiunque l’accoglie la profezia nuova di cui il mondo ha bisogno perché crescano ovunque l’amore, la pace e la gioia.