Chi ama Dio ama il fratello
Chi ama Dio ama il fratello
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura 1Gv 4,19–5,4 | Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: ‘Io amo Dio’ e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello. Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

1 Giovanni 4,19–5,4 | L’audacia dell’apostolo nel dire che l’amore nei cristiani è perfetto, sottolinea l’originalità dell’amore evangelico che non è opera dell’uomo, poiché è l’amore stesso di Dio. Un amore che lega Dio ai suoi figli in maniera indissolubile. Giovanni ribadisce che la nostra capacità di amare ci viene dall’avere in noi l’amore di Dio che egli ha riversato nei nostri cuori. In tutte le pagine bibliche l’amore che Dio ci ha riversato nei cuori non è un sentimento astratto e vuoto, non è un atteggiamento romantico e psicologico; al contrario, è un amore molto concreto, carnale, nel senso che spinge a toccare la carne dei poveri, ad accostarsi fisicamente a loro, a prendersi cura di loro concretamente. Così pure a coinvolgersi nella vita della comunità dei credenti. E anche a operare per la trasformazione del mondo. Per questo l’apostolo può dire che non è possibile amare Dio se non si amano i fratelli, se non ci prendiamo cura dei poveri, se non ci coinvolgiamo nel rendere il mondo più fraterno. Se uno dice di amare Dio e non ama i fratelli è un bugiardo, chiaramente afferma Giovanni e ne offre la spiegazione: «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede». L’amore di Dio, infatti, è indivisibile dall’amore per i fratelli. L’intera Scrittura è attraversata da questa convinzione che con Gesù raggiunge il suo vertice e la sua larghezza: si debbono amare non solo coloro che ci amano, ma tutti, persino i propri nemici. Allora l’amore raggiunge la perfezione.


Salmo Responsoriale

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Vangelo Lc 4,14-22a | Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: ‘Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore’. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: ‘Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato’. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: ‘Non è costui il figlio di Giuseppe?