III di Avvento
III di Avvento
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura Sof 3,14-17 | Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: ‘Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia’.


Salmo Responsoriale

Is 12,2-6

R. Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. R.
 
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime. R.
 
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele. R.


Seconda Lettura Fil 4,4-7 | Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.


Vangelo Lc 3,10-18 | Le folle lo interrogavano: ‘Che cosa dobbiamo fare?’. Rispondeva loro: ‘Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto’. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: ‘Maestro, che cosa dobbiamo fare?’. Ed egli disse loro: ‘Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato’. Lo interrogavano anche alcuni soldati: ‘E noi, che cosa dobbiamo fare?’. Rispose loro: ‘Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe’. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: ‘Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile’. Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Sof 3,14-17; Is 12,2-6; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18 | “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi!” Queste parole che l’apostolo Paolo rivolse ai filippesi, oggi, le rivolge a noi: non c’è più motivo di essere nella tristezza, perché il Signore è ormai vicino. La stessa liturgia si colora di gioia – il rosaceo degli abiti liturgici - come per commentare visivamente le parole di Paolo: “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”. Sì, questa liturgia è la nostra preghiera e il nostro ringraziamento al Signore che ci dona la pace, che custodisce i nostri cuori e i nostri pensieri. Dio non è indifferente a quel che pensiamo e viviamo; ci segue, ci ascolta; e ci ricorda che c’è qualcosa di più grande delle nostre preoccupazioni e delle nostre angosce: l’avvento del suo Regno. 

Il Vangelo ci porta sulle rive del Giordano accanto al Battista che predica la “buona novella”. E, assieme alla folla che si accalca accanto al profeta, anche noi chiediamo al Battista: “Che cosa dobbiamo fare?”. È la stessa domanda che fece la folla di Pentecoste dopo aver ascoltato la predicazione di Pietro. Sì, abbiamo bisogno di lasciarci toccare il cuore dalla predicazione della Parola di Dio per poter chiedere qual è la via del cambiamento per noi: “Cosa dobbiamo fare?”. E’ la domanda anche di questo Avvento. Riconosciamo i nostri limiti, le nostre chiusure. Spesso siamo sazi di noi stessi, delle nostre abitudini, del nostro orgoglio, e pensiamo di aver fatto quel che potevamo fare. E quindi di non poter andare oltre. In realtà con questo atteggiamento rassegnato chiudiamo di fatto la porta del nostro cuore.

La risposta del Battista è fatta di parole semplici e concrete: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto». È anche questa una risposta chiara, che chiede di interrogarci su come dar da mangiare a chi non ne ha, come vestire chi non ha di che vestirsi. Come del resto possiamo restare tranquilli quando tanti nel mondo non si vestono e non mangiano? È una delle grandi questioni del nostro tempo in cui è cresciuta la povertà e le disuguaglianze. I credenti sono chiamati ad allargare ancor più il cuore alla carità, a fare ancor più spazio ai poveri e ai deboli perché «nessuno dei piccoli vada perduto».

Ai pubblicani che si avvicinavano e chiedevano cosa fare, rispondeva: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato», ossia non seguite la voracità degli istinti, e non lasciatevi soggiogare dalla ricerca dei vostri bisogni, veri o falsi che siano. È facile, infatti, che la quotidianità della vita ci faccia dimenticare le parole evangeliche e, assieme alle parole, anche i comportamenti. Giovanni chiede di diventare seri, onesti e leali. Ed esorta i soldati a rinunciare alla violenza, a non fare del male agli altri. E con semplicità aggiunge: «Non maltrattate e… accontentatevi». È un richiamo a un comportamento dolce e umano nei confronti degli altri, chiunque essi siano e qualunque sia il loro compito. Un richiamo opportuno in una società, come la nostra, dove è facile trattar male. E poi chiede di contentarsi: non è un invito a rassegnarsi, quanto piuttosto un richiamo al limite, alla saggezza di non correre dietro i propri desideri e le proprie soddisfazioni consumandole una dopo l’altra.

La predicazione di Giovanni invita a guardare questo orizzonte globale. Giovanni sapeva di non essere il Messia e lo diceva chiaramente: «Viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ma era consapevole anche della sua responsabilità di essere una “voce” che grida. E questa responsabilità l’ha onorata sino al martirio. Come il Battista anche noi siamo consapevoli della nostra pochezza, ma assieme anche della responsabilità di annunciare a tutti la “buona novella” del regno di Dio.