Care sorelle e cari fratelli,
questa seconda domenica di Avvento, che ci invita a vivere l’attesa della venuta del Signore, è arricchita in questa santa liturgia, come abbiamo visto, dall’ordinazione presbiterale di Charles e Isayah, due figli della nostra Comunità.
Tutti siamo in festa per questo dono che il Signore fa alla Comunità, potremo dire che tutta è idealmente raccolta qui con al Comunità di Roma e quelle delle altre città e paesi che sono come rappresentate dai fratelli e sorelle del consiglio di presidenza. E si aggiungono anche i familiari di Charles e Isayah, le loro mamme, gli amici nigeriani che sono qui presenti. Benvenuti a tutti. Insieme gioiamo per questi due nuovi preti, che permettono alla Comunità di crescere nel servizio, particolarmente nella santa liturgia.
In questo tempo difficile la Parola di Dio richiama il deserto, nel quale il profeta annuncia la Parola di Dio. È il deserto che la guerra in Ucraina continua a rendere ancor più amaro, è il deserto degli altri conflitti dimenticati che si perpetuano nell’indifferenza di tutti. È il deserto nel quale cresce sempre più il numero dei poveri e degli esclusi.
Ecco, sorelle e fratelli, in questo deserto il dono di due preti è una grande e buona notizia, che si aggiunge a quella dei profughi giunti in questi giorni a Roma con i corridoi umanitari.
Abbiamo ascoltato dal Vangelo di Matteo: In quei giorni venne Giovanni Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino. Egli, infatti, è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: voce di uno che grida nel deserto, preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.
In questo tempo, in questi giorni, la Comunità nel deserto di questo mondo è una profezia di pace e di fraternità e l’ordinazione di due preti è parte di questo ministero profetico.
Cari Charles e Isaiah,
voi oggi venite consacrati preti perché la profezia della Comunità sia più forte, più larga, più generosa, perché in tanti possano sfamarsi e dissetarsi all’altare del Signore e partecipare così alla gioia del regno che Gesù è venuto a inaugurare sulla terra.
E vorrei sottolineare in particolare il ministero dell’altare, il ministero che vi viene conferito perché possiate presiedere la santa liturgia. La Comunità, fin dal suo inizio, ha scelto di recarsi nelle periferie delle nostre città, all’inizio qui a Roma e poi ovunque nel mondo, di celebrare la santa liturgia.
Abbiamo visto radunarsi attorno all’altare un popolo santo, uomini e donne che erano dispersi e che sono diventati un popolo sacerdotale che canta la gloria di Dio, in particolare quando celebra i santi misteri. Voi con l’ordinazione presbiterale siete chiamati a presiedere la santa liturgia, che il Concilio Vaticano II, con grande sapienza definisce: fonte e culmine dell’intera vita cristiana.
Si, la santa liturgia è la prima opera della Chiesa e rappresenta il dono più prezioso che il Signore mette nelle mani del suo popolo, perché venga offerta a tutti. Fin dall’inizio la Comunità ne ha intuito la forza missionaria. Il prossimo anni celebreremo il 50esimo della prima liturgia a Primavalle. Da allora, ovunque è possibile la Comunità celebra la santa liturgia, perché in tanti si possano raccogliere.
Ci siamo lasciati trasportare dalla sua forza e dalla sua bellezza. Non l’abbiamo trattenuta per noi, l’abbiamo donata agli uomini e alle donne delle periferie delle nostre città, perché assieme potessimo tutti essere un unico popolo, che ascolta l’unica Parola e che si comunica all’unico calice e all’unico pane. È la prima opera da cui sgorga l’intera opera di salvezza.
Oggi il Signore vi consacra per essere fedeli e premurosi, certo non padroni dei santi misteri. È l’intera Comunità che celebra la santa liturgia, ma come quella sera nel cenacolo il Signore Gesù affidò i santi misteri nelle mani dei suoi discepoli, così anche questa sera li affida nelle vostre mani: fate questo in memoria di me.
Moltiplicare le liturgie vuol dire moltiplicare la misericordia. Voi siete giovani e lasciatevi travolgere dalla generosità della Comunità, perché il pane sia moltiplicato ovunque, particolarmente nei deserti di questo mondo.
Giovanni Crisostomo, nel suo trattato sul sacerdozio, ideatore della Divina liturgia che porta ancora il suo nome, affermava: L’altare si trova ovunque, in ogni angolo di strada, in ogni piazza. Si, l’altare dell’eucarestia è strettamente legato agli altari dei poveri, dei profughi, dei condannati a morte, dei bambini di strada, dei senza fissa dimora.
Carissimi Charles e Isayah,
è una grazia particolare essere consacrati preti qui, a Santa Maria in Trastevere, il Signore vi consegna il suo sogno sul mondo, che già Isaia aveva profetato. Un mondo di pace, dove il lupo dimorerà insieme con l’agnello, il leopardo si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme, e un piccolo fanciullo li guiderà.
Un piccolo fanciullo. È il bambino che ci prepariamo ad accogliere a Natale. È piccolo perché tutti possiamo accoglierlo, tutti, ma è forte, è forte e vuole donare a voi e all’intera Comunità ancor più forza. Tra poco vi stenderete a terra davanti a Lui, e noi anche idealmente con voi, mentre invochiamo da Dio la sua grazia perché possiate essere consacrati al suo servizio per la salvezza di tutti i popoli. E così sia.